Manipolazione psicologica: come funziona e tecniche (gaslighting)

Quando in una relazione uno dei partner influenza l’altro confondendo la sua visione della realtà per controllarlo e trarne un vantaggio si parla di manipolazione psicologica. Si tratta di una forma di abuso psicologico particolarmente insidioso perché in molti casi lascia la vittima totalmente inconsapevole della dinamica in atto e, allo stesso tempo, la rende via via sempre più dipendente dall’altro.

La manipolazione psicologica si può verificare in diversi tipi di relazione: tra genitori e figli, tra datori di lavoro e dipendenti, ma più di frequente si presenta all’interno di una relazione amorosa, portando alla vittima molta sofferenza e spesso anche una significativa compromissione in diversi ambiti, dalle relazioni d’amicizia al lavoro.

La manipolazione psicologica nella relazione amorosa

Nelle relazioni romantiche, dopo la iniziale fase di conquista, caratterizzata da grandi gesti e proclami che convincono l’altro di trovarsi di fronte a un grande amore, il manipolatore mette in atto tutta una serie di comportamenti che fanno sentire la vittima inadeguata e incapace di giudizio e la rendono via via più dipendente dal partner.

Le tecniche di manipolazione psicologica

Sono numerose le tecniche che l’abusante mette in atto per arrivare a controllare la sua vittima. Uno dei meccanismi di manipolazione psicologica più utilizzati è quello della colpevolizzazione, per il quale la vittima si sente in colpa se con i suoi comportamenti devia dalla via tracciata dal partner. Può accadere che il partner reagisca con violenza alle “infrazioni” dell’altro, oppure che ostenti delusione di fronte ad atteggiamenti che vuole che vengano modificati; spesso svaluta violentemente la vittima, che prova vergogna di se stessa e paradossalmente diventa ancora più dipendente rispetto al giudizio dell’altro.

Il legame si fa sempre più stretto ed esclusivo anche perché, con minacce e intimidazioni o in maniera subdola, il partner “fa terra bruciata” intorno alla vittima, che disinveste progressivamente tutte le relazioni familiari e amicali, in una sorta si spirale discendente, trovandosi infine in uno stato di isolamento e solitudine.

Chi è vittima di manipolazione affettiva è costantemente esposto al ricatto emotivo: la minaccia, implicita o esplicita, è quella di perdere l’amore dell’altro se non ci si comporta esattamente secondo i suoi desideri.

Una delle modalità psicologicamente più violente che il manipolatore può utilizzare allo scopo è il rendersi irreperibile per ore o per giorni senza dare alcuna spiegazione, in una sorta di ghosting a termine, salvo poi ricomparire, come se nulla fosse. La vittima, anche quando inizialmente prova rabbia, tende poi ad accogliere con gratitudine il ritorno dell’amato, e la storia riprende, fino all’episodio successivo, in una discesa agli inferi senza fine.

Il manipolatore è spesso particolarmente abile nel distorcere la realtà, così che la vittima dubita di se stessa e del proprio giudizio, prova ansia, si sente disorientata, e nella crescente solitudine relazionale non trova altra soluzione che legarsi più strettamente al partner abusante.

Il gaslighting: una manipolazione perversa

Una forma particolarmente pesante di manipolazione psicologica è il gaslighting. Nel gaslighting l’abusante si impegna per convincere la vittima che le sue convinzioni o addirittura le sue percezioni della realtà non corrispondono al vero, così che questa finisce per dubitare della sua stessa sanità mentale.

Il termine “gaslighting” viene dal titolo di un film del 1944 dalle atmosfere hitchcockiane, nel quale una giovanissima Ingrid Bergman interpreta la moglie di un uomo che cerca di farla impazzire per sottrarle il suo patrimonio. Il film descrive il senso di solitudine e la confusione crescenti della vittima, che potrà contare sull’aiuto di un investigatore insospettito.

Chi subisce il gaslighting, in preda a dubbi su se stesso, non cerca aiuto e nel mondo reale, contrariamente alla finzione cinematografica, difficilmente verrà salvato da un eroe buono: la situazione finisce solitamente per degenerare in una sofferenza psichica ingestibile.

Il manipolatore affettivo e la sua vittima

Chi manipola, solitamente uomo, è spesso caratterizzato da una personalità narcisista, che può arrivare al narcisismo maligno o alla sociopatia vera e propria. L’altro viene trattato come una cosa, dominato e assoggettato in maniera perversa.

La vittima, solitamente donna, non è necessariamente caratterizzata da masochismo; in alcuni casi può avere un disturbo di personalità dipendente o borderline. Spesso ha subito svalutazione e umiliazioni nella famiglia d’origine; molto dipende dal legame di attaccamento stabilito con le figure primarie, che può portare alla tendenza a costruire legami di natura fusionale e simbiotica.

La relazione tra il manipolatore affettivo e il suo partner, in ogni caso, si regge su dinamiche disfunzionali che vengono portate avanti da entrambi, abusante e vittima. Prendere coscienza del proprio ruolo nella dinamica di coppia permette a chi subisce la manipolazione di uscire da una situazione che è causa di grande sofferenza.

La psicoterapia in aiuto di chi è vittima di manipolazione psicologica

La psicoterapia a indirizzo psicoanalitico permette di indagare le cause profonde e di interrompere un circolo che difficilmente si potrebbe spezzare. In effetti, anche quando la storia finisce, sia la vittima, sia il manipolatore, tendono a ripristinare con una certa rapidità un’altra relazione del tutto simile con altri individui, in una continua ripetizione dello stesso schema disfunzionale.

La psicoterapia consente alla vittima di manipolazione psicologica di trovare l’amore di sé e l’autostima che consentano un cambiamento reale. Anche il manipolatore potrebbe beneficiare di un percorso psicologico che lo porti a individuare le cause profonde di un comportamento che inaridisce gli scambi interpersonali per poi modificarli, ma difficilmente riconoscerà di avere bisogno di aiuto.

Se avessi bisogno di un sostegno psicologico, non esitare a contattarmi.

Dr.ssa Sara Pagani - Centro Clinico SPP età adulta Milano