Ansia somatizzata: sintomi e rimedi con la psicoterapia

 

“Le malattie che sfuggono al cuore divorano il corpo” — Ippocrate

L'interazione dei processi psichici e somatici ha costituito una fra le principali preoccupazioni della psicoanalisi, dalle sue prime formulazioni ai giorni nostri. Contrariamente a quanto accadeva ai tempi di Freud, l'interazione fra emozioni e malattie somatiche è oggi riconosciuta anche in campo medico.

Tale interazione non riguarda solo alcuni disturbi particolari ben inquadrati, come l'isteria, né solo quelle entità mediche che sono state tradizionalmente classificate come psicosomatiche (gastrite, colite, mal di testa, ecc..). Infatti, la psiconeuroimmunologia sostiene che “Tutte le malattie sono multifattoriali e biopsicosociali, per quanto riguarda sia il loro esordio che il loro decorso. Sono cioè il risultato di specifici fattori etiologici (ad es. batteri, virus, carcinogeni), genetici, endocrini, nervosi, immunitari, emotivi e comportamentali (Solomon, 1987, p. 1).

In questo articolo prenderemo in considerazione non solo l’ansia, ma quello che è il “misterioso salto” tra psichico e somatico, un salto che porta le emozioni a manifestarsi e, a volte, a rimanere incastrate nel corpo.

Perché si somatizza?

Già dalle prime teorizzazioni psicoanalitiche Freud fece riferimento alla formazione dei sintomi fisici di origine psichica nei casi di nevrosi da isteria. La formazione del sintomo è stata spiegata per mezzo di meccanismi difensivi inconsci, come la conversione. Tramite questo meccanismo difensivo, un impulso insopportabile (esperienza traumatica) viene reso innocuo e collegato ad una forma di espressione fisica (il sintomo somatico), e quindi non accede alla coscienza e non può essere ricordato.

Teorizzazioni successive sostengono che tutte quelle emozioni, esperienze, desideri che non riescono ad essere elaborate da un punto di vista simbolico, tramite il linguaggio (emisfero sinistro), rimangono in un sistema cerebrale di elaborazione non-verbale (emisfero destro) e rischiano di diventare un sintomo somatico.

Anche esperienze traumatiche precoci (nei primi due anni di vita), non essendo ancora sviluppato l’emisfero sinistro, rimangono memorizzate nell’emisfero destro che è collegato al sistema limbico-autonomico (sistema cerebrale di regolazione delle emozioni, delle reazioni comportamentali, della memoria) che va direttamente al corpo, senza passare dalla coscienza.

In letteratura si legge come alcune delle persone che tendono a somatizzare siano persone incapaci di riconoscere, nominare ed esprimere i propri sentimenti, che utilizzano principalmente un pensiero concreto. L’alessitimia (disturbo che compromette il riconoscimento delle emozioni) interrompe il collegamento emotivo con il dolore psichico, per cui le sofferenze psicologiche non possono essere sentite emotivamente e rimangono, relegate spesso nel corpo.

Per questo motivo i soggetti con tendenza alla somatizzazione riescono a fornire e spiegare il proprio malessere descrivendo in modo molto dettagliato i sintomi corporei piuttosto che gi aspetti emotivi - affettivi; su questo può avere un ruolo determinante anche il contesto socioculturale di appartenenza. Ci sono ambienti nei quali parlare di sofferenza psicologica è più difficile, mentre invece i sintomi fisici trovano maggiore comprensione.

Come si manifesta l’ansia somatizzata?

Quando si parla di ansia somatizzata si fa riferimento ad una sintomatologia che rimane nel corpo, e che non arriva alla mente o ci arriva solo parzialmente. Per esempio, può capitare che in situazioni di stress scolastico, lavorativo, familiare, oltre all’agitazione si possano accusare sintomi fisici quali avere mal di pancia, mal di testa, dolori muscolari, sensazioni di vertigini, nausea, ecc.

Con ansia identifichiamo un insieme complesso di reazioni cognitive, fisiche e psicologiche che si verificano in una situazione in cui si percepisce uno stimolo minaccioso e per cui non ci si sente in grado di affrontare la situazione. Potremmo definire l’ansia come un sistema che segnala e comunica criticità sia da pericoli interni – stati psichici, sia da pericoli provenienti dal mondo esterno.

Questo sistema di allerta può portare alla percezione di uno stato emotivo di agitazione, ma è spesso associato a reazioni fisiche come rossore, sudorazione, aumento del battito cardiaco, attivazione muscolare, ecc. È uno stato di attivazione che oltre agli aspetti emotivi (sensazione di pericolo, ansia, angoscia, paura) attiva il nostro Sistema Nervoso Autonomo e produce delle risposte più o meno controllabili in base alla gravità della situazione percepita. In condizioni di emergenza il Sistema Nervoso Autonomo si attiva in modo automatico, mettendo il corpo in una condizione di allerta per reagire velocemente (aumento battito, sudorazione, aumento della pressione, tensione muscolare, riduzione del senso di appetito). Quando ci sentiamo in ansia questo sistema è attivo e continua a tenere il corpo in uno stato di agitazione.

Una diagnosi di disturbo da sintomi somatici si assegna quando ci sono dei disturbi per i quali la persona vive un forte disagio e per i quali impegna molto del suo tempo e delle sue energie per ricercare un aiuto medico senza ottenere una causa di malattia organica identificabile. I sintomi sono da considerarsi delle peculiari espressioni a livello corpo-mente-cervello degli affetti che hanno superato la soglia dello stress grave e pertanto si esprimono in una forma di disregolazione neurobiologica che attacca il soma direttamente (colpendo organi, nervi, pelle o malattie del sistema immunitario, oppure turbando il sonno, la digestione, il battito cardiaco o la pressione sanguigna).

Le manifestazioni dell’ansia somatizzata possono essere diverse e variano da soggetto a soggetto, come vedremo in seguito, ma è importante porre attenzione alla presenza di una sintomatologia ricorrente nel corpo. La mente e il corpo non sono entità separate. Vi invito a leggere anche l’articolo sul sintomo.

Quali parti del corpo sono colpite dall’ansia?

La parte del corpo che sviluppa il sintomo è in un rapporto simbolico con l’impulso rimosso (Freud). I sintomi somatici possono distinguersi da persona a persona perché, quello che la letteratura sottolinea, è che l’organo che si ammala ha una qualche connessione simbolica con il materiale che non riesce ad accedere alla coscienza e ad essere simbolizzato.

Le parti del corpo che vengono colpite dipendono principalmente dal rapporto simbolico o di connessione che intercorre tra l’evento e la parte del corpo. I sintomi maggiormente frequenti possono riguardare lo sviluppo di disturbi gastro-intestinali, muscolari, mal di testa, ulcere, dermatiti, disturbi della pelle, disturbi respiratori, patologie che colpiscono il sistema immunitario (allergie, malattie immunitarie, fino alle neoplasie), disturbi cardiovascolari. Ci sono aspetti simbolici che caratterizzano le varie parti del corpo, ma sarà poi un’analisi attenta a comprendere come questo sintomo si inserisca all’interno della storia della persona. Il terapeuta valuterà, oltre alla presenza del sintomo fisico, anche la struttura di personalità del soggetto in modo da utilizzare la tecnica più appropriata.

Come fare per non somatizzare?

Di solito si arriva a ipotizzare che ci sia un’origine psichica al di sotto della sintomatologia, solo dopo lunghe peregrinazioni da medici, specialisti, esami, terapie. Cominciare a pensare al nostro corpo come un tutt’uno con la nostra mente, con processi e legami che non possano essere distinti e sperati, può già aiutarci a comprendere ciò che accade nel nostro fisico e a trattarlo in modo integrato.

La nostra mente è corpo, è cervello che si attiva, che scarica neurotrasmettitori e genera impulsi che scorrono nel fisico; possiamo comprendere che ci sono malattie del corpo che si formano per stati emotivi che non riusciamo a tradurre in pensiero. In questi casi il corpo si è attivato per segnalare che qualcosa non va.

Per smettere di somatizzare è importante diventare coscienti di ciò che accade nel nostro corpo e riuscire, anche con l’aiuto di un percorso, a trasformare un sintomo somatico in un’esperienza emotiva. Abituarsi a riflettere sui propri sintomi può essere un passo importante per cominciare a riconoscere cosa accade dentro di noi: un ascolto differente non solo legato ad una visione medica di riduzione del sintomo.

Può essere utile iniziare a ricostruire la storia del sintomo:

  • - Quando è comparso?
  • - Cosa è accaduto nel periodo precedente (eventi importanti, lutti, traumi, separazioni, passaggi evolutivi)?
  • - Provare a ricordare come ci si sentiva, quali erano i pensieri di quel periodo, se si provava qualcosa o meno.
  • - Come hanno reagito le persone vicine (familiari, amici)?

Questo lavoro di raccolta e recupero delle informazioni può essere svolto e accompagnato tramite un lavoro psicoterapeutico per rendere il dolore fisico simbolizzabile. La psicoanalisi o le terapie orientate psicodinamicamente offrono alla persona un percorso dove poter significare il sintomo all’interno della propria storia e riuscire a tradurre in parole aspetti emotivi dissociati dalla coscienza.

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Dr.ssa Rachele Piperno - Centro Clinico SPP Milano dell'età adulta