Lutto e sogno come realizzazione di un desiderio in psicoanalisi

 
Lettera agli amanti della psicoanalisi:
lutto e sogno come realizzazione di un desiderio
 
A cura di Simone Maschietto
 
Da circa un anno è deceduto il Direttore Storico del Corso in Psicoterapia Psicoanalitica Individuale dell’Adulto SPP, Dr. Guido Medri, a cui nel suo ruolo sono subentrato io. Circa due settimane fa, in questo mio nuovo ruolo, organizzai un Seminario – Social dreaming - che sarebbe stato condotto dal caro psicoanalista che fu il mio tutor nell’esperienza del mio lungo tirocinio durante gli anni di formazione.
 
La sera prima del Seminario feci questo sogno: “Sono alla visita militare come diciottenne, mi vedo proprio come ero fatto fisicamente a quell’età, e dico a me stesso di stare tranquillo perché adesso ci vedo bene. Forte per questo motivo, un po’ (tanto) spavaldo e un po’ (tanto) irrequieto, come ero in quegli anni, mi portano in un gabbiotto per la visita con un dottore in camice bianco. All’improvviso arriva un altro dottore che mi dice che ho superato egregiamente la prova, e di seguirlo perché andremo a discutere un caso clinico che mi sarebbe stato assegnato. Appena entro nella nuova stanza incontro Guido Medri che mi sta aspettando, e mi sorride come solo lui sapeva fare, dall’emozione fortissima di gioia mi metto a piangere.”

 

Da quando Guido è deceduto è passato un anno.

 

Nonostante la morte sia brutta e selvaggia, il sogno mi ha regalato un attimo di gioia per ritrovare dentro di me una persona a cui ho voluto un mondo di bene. Ma ciò che mi ha impressionato veramente, nonostante il mio lavoro da psicoanalista convinto dell’importanza significativa dei sogni, è stato il momento, probabilmente durato pochi secondi, in cui mi è sembrato veramente di stare con Guido: l’ho sentito, l’ho visto, ci siamo parlati, abbiamo sorriso... e poi ho pianto per l’emozione che tale gioia mi ha donato...

Cari lettori, vedete come il nostro inconscio, attraverso il sogno, ci ricordi il nostro passato, non solo quello traumatico, ma anche quello felice. Ho sentito davvero l’esperienza di essere con Guido, ho rivissuto come ci guardavamo e sapevamo stare assieme a parlare di clinica, di psicoanalisi e dei nostri pazienti.

Inoltre il sogno è arrivato puntuale nel primo anno di commemorazione del lutto di Guido, e del mio lutto nei suoi confronti. L’inconscio è puntuale quando desidera farci ricordare, nonostante noi tendiamo a rimuovere, a dimenticare. Al risveglio ho spalancato gli occhi e mi sono detto: “È un anno che è morto Guido”; dopo un breve silenzio, ho sentito subito la felicità di quell’attimo regalatomi dal mio inconscio, dopo tutta la tristezza nell’averlo perso (sia il sogno fatto nella notte, sia Guido).

Dopo la colazione sono andato in bicicletta in studio, e ho ripensato al sogno. Ridevo da solo, e pensavo come avrebbe riso anche lui nel dirmi: “Maschietto lei vuole essere come Bion, un soldato che dalla leva dei suoi anni di inizio carriera ha conquistato la psicoanalisi, che ha ripensato alla sua esperienza nello stare nei carri armati e guidarli senza vedere, ma a seconda di dove provenivano i proiettili... e poi ha imparato a vedere, grazie alla psicoanalisi.”

Cari lettori vedete come si costruisce il sogno: avevo organizzato un Seminario il cui Relatore è un esperto di Bion, e con cui l’ultima volta che l’avevo chiamato per organizzarci per la Giornata di studio avevamo parlato di come questo psicoanalista era stato un militare, che aveva rivissuto, e quindi rielaborato, tutta la sua esperienza militare nella stanza della sua analisi personale. Il sogno si costruisce sia su aspetti fantasmatici ed emotivi, sia su aspetti di realtà che il sognatore vive dentro e fuori di lui. Il mio collega, all’inizio della mia carriera, mi aveva ricevuto in una guardiola del CPS storico di Conca del Naviglio (Centro Psicosociale) dell’Ospedale San Paolo e dopo il nostro colloquio mi aveva arruolato, avevo il tirocinio in tasca!

Inoltre, in libera associazione, mentre pedalavo in bicicletta ricordavo quanto a me e a Guido piacesse essere due uomini forti e duri, sensibili e affettivi, che si incontravano come “amanti” della Verità, allo stesso modo in cui lo era Bion, anche quella più difficile da dirsi, ma anche quella più bella e intensa che possiamo vivere.

E infatti, il sogno, cari lettori, ci fa elaborare, come è accaduto a me, la Verità che Guido non c’è più nel fuori della realtà, ma può esistere dentro di me nel ricordo, che non va rimosso, di quegli attimi intensi vissuti con lui, nell’entusiasmo di fare psicoanalisi assieme, e di sentirci vitali e forti, depressi e fragili. Per dirlo in due parole semplici ma ricche di significato: di sentirci “esseri umani”.

L’inconscio, attraverso il sogno, rivela la sua potenzialità creativa, la sua spinta conoscitiva, il suo desiderio profondo di contatto con noi stessi e con gli altri.

Ciao Guido, cara vecchia canaglia... avevi ragione, noi moriamo ma la psicoanalisi non morirà mai... l’essere umano continuerà a cercarla...

A chi non lo avesse conosciuto bene, consiglio infine di leggere la pagina del sito dedicata alla memoria del dr. Guido Medri.

Dr. Simone Maschietto