Regolazione emotiva: vivere le emozioni in psicoterapia

 

La regolazione emotiva indica la capacità di essere consapevoli del proprio stato emotivo e di poterlo regolare in modo adattivo. Spesso le emozioni possono porsi come elementi da cui l’individuo si sente assediato e che ne guidano i comportamenti in modo automatico. La rabbia ad esempio può portare a scoppi d’ira, a comportamenti aggressivi e distruttivi o al contrario all’isolamento ed a sensi di colpa con modalità che possono essere avvertite come rigide e che si replicano in modo identico nelle diverse situazioni.

Il soggetto può avvertire di non avere un controllo sul proprio stato emotivo e di conseguenza sui propri comportamenti. Vi può essere un’impossibilità di comprendere il senso delle proprie emozioni e l’impressione che i nostri comportamenti non ci appartengano. E’ possibile sorprendersi dell’incongruenza tra la visione che gli altri hanno e la visione che si ha di se stessi.

In alcuni casi può emergere un forte vissuto di ansia senza che sia possibile capire o nominare alcun tipo di emozione né la loro provenienza. Il rapporto con le emozioni riguarda un aspetto fondamentale dello sviluppo dell’individuo e nasconde in sé le tracce dell’infanzia e del rapporto con le figure primarie.

Spesso la tentazione di fronte a stati emotivi soverchianti e spaventosi è quella di un controllo rigido o di una loro rimozione. Diversi pazienti arrivano in terapia con questo proposito: “Come posso controllare e ridimensionare le mie emozioni?”. L’impressione è che dal mondo emotivo possano provenire solo elementi angoscianti e incontrollabili.

Tuttavia le emozioni sono una parte fondamentale della nostra vita e fanno da tratto di unione tra le percezioni corporee ed i processi mentali. Le emozioni sono quindi alla base del lavoro in psicoterapia e la ricerca del loro significato e della loro storia riguarda una parte importante del lavoro comune tra paziente e terapeuta.

VIVERE E GESTIRE LE EMOZIONI: A COSA SERVE LA REGOLAZIONE EMOTIVA?

Le emozioni fungono da segnale di stati interni e guidano le nostre relazioni con gli altri. Perché si possa trarre informazioni importanti dalle nostre emozioni è tuttavia necessaria una giusta distanza dallo stato emotivo che possa permettere una sua elaborazione. Dopo che sperimentiamo un forte sentimento ci troviamo solitamente ad interrogarci sul senso di questo nostro sentire: la possibilità di trovare un significato a queste emozioni costruisce e arricchisce la nostra individualità e le nostre relazioni con gli altri.

Al contrario l’impossibilità di trovare un senso ai nostri stati emotivi potrebbe minare la possibilità di viversi come individui attivi, di godere delle relazioni oltre ad avere una ricaduta significativa sulla fiducia che le nostre esperienze possano avere un senso e sulla possibilità di tollerare momenti di forte attivazione emotiva senza provare un senso di ansia e di angoscia.

La possibilità di trovare una lettura dei propri stati emotivi è un processo alla base sia del proprio senso di coesione interna, ovvero della possibilità di viversi come individui con reazioni e comportamenti dotati di significato, sia della capacità di intessere relazioni con gli altri, di trovare un motivo ai loro comportamenti nei nostri confronti proprio alla luce della nostra esperienza con i nostri stati emotivi.

TOLLERARE LE EMOZIONI

L’intensità delle emozioni è un fattore importante nella possibilità di tollerarle ed in seguito di elaborarle. La tolleranza delle emozioni permette di percepire, soprattutto attraverso i segnali corporei, il proprio stato emotivo senza doverlo immediatamente scaricare nei comportamenti: questo significa ad esempio che se provo rabbia posso percepirlo senza fisicamente aggredire qualcuno o qualcosa per scaricare lo stato di tensione. Quando un’emozione risulta troppo intensa, i nostri processi di pensiero faticano a tollerarla senza doverla scaricare rendendo quindi impossibile in seguito elaborarne una comprensione.

La comprensione degli stati emotivi può avvenire solo in un momento successivo, tuttavia stati emotivi troppo intensi possono lasciare l’individuo con un senso di confusione che non permette di guardarsi da fuori, di decentrarsi rispetto al vissuto emotivo per poterne cercare un’interpretazione che restituisca un senso di coesione nell’esperienza di sé.

COME SI APPRENDE LA REGOLAZIONE EMOTIVA?

La possibilità di regolare le proprie emozioni ha le radici nell’infanzia e nelle relazioni primarie con le figure di riferimento: se i nostri genitori ci hanno insegnato come farlo, per esempio consolandoci quando eravamo molto tristi, fornendo un contenimento quando eravamo molto arrabbiati, oppure rassicurandoci quando eravamo molto spaventati, ciò getta le basi per una buona capacità di regolazione emotiva. Se i nostri genitori sono stati in grado di farlo con noi, acquisiremo questa capacità per poterlo fare con noi stessi. 

Il bimbo trova nelle reazioni delle figure di riferimento un senso ai propri stati emotivi vissuti attraverso il proprio corpo. Attraverso questo sguardo del genitore costruisce la propria individualità e la fiducia di poter dare un senso alle emozioni che lo investono. E’ quindi nello sguardo dell’altro che ognuno di noi ha costruito il proprio modo di percepirsi e di elaborare le proprie emozioni.

LE EMOZIONI COME RISORSA

La regolazione delle proprie emozioni può essere promossa dalle strategie seguenti:

  • • accettazione e consapevolezza: è il primo passo fondamentale. Le emozioni infatti non vanno negate o respinte, ma richiedono validazione e accoglienza non giudicante;
  • • modulazione controllata dei comportamenti conseguenti all’emozione sperimentata;
  • • negoziazione interna con le proprie emozioni e con gli altri: trovare punti d’incontro evitando posizioni o comportamenti estremi;
  • • una componente fondamentale è l’assenza di rigidità: le strategie stesse vanno applicate in maniera flessibile e adattata alla singola situazione e al contesto.
  • • osservare gli altri: avere un modello sano di regolazione emotiva è un buon punto di riferimento: quella persona che stimo, come si comporta quando è arrabbiata, triste o molto felice?
  • • analisi della situazione e ristrutturazione: la scoperta di interpretazioni o di significati a cui non si era giunti in precedenza può essere un’ottima strategia per leggere la situazione emotiva in maniera più funzionale.

LE EMOZIONI COME PERICOLO

Quando gli stati emotivi vengono vissuti come dei pericoli o delle minacce nel vivere le proprie esperienze o nelle relazioni con gli altri è possibile osservare i seguenti processi interni:

  • • Evitamento: l’individuo tende ad evitare gli stati emotivi indesiderati e le situazioni o le persone che potrebbero scatenarli. Seppur efficace nel momento, tale meccanismo di difesa non può essere considerato una soluzione definitiva per gestire le emozioni.
  • • Rimuginìo: pensiero incessante e intrusivo sui propri stati emotivi. Il soggetto si può trovare ad impegnare tutte le proprie energie mentali nel rivivere lo stato emotivo cercando di modificarne la natura o di riprenderne il controllo tramite modificazioni, nella propria fantasia, degli eventi reali che l’hanno suscitato.
  • • Dipendenza da sostanze: un fenomeno diffuso, spesso come tentativo di sollievo nella speranza di tollerare le emozioni, è la ricerca in elementi esterni che possano modificare la percezione del proprio stato psicofisico ed alterare quindi la percezione delle emozioni, come avviene in molti casi di dipendenza da droghe, alcol, farmaci, cibo. Anche in questo caso, la strategia utilizzata ha degli importanti effetti collaterali.

REGOLAZIONE EMOTIVA E PSICOTERAPIA

L’impossibilità di tollerare, regolare e trovare un significato alle proprie emozioni può condurre a forti stati di malessere alla base di diversi tipi di sintomi: ansia, angoscia, depressione, disturbi nelle relazioni con gli altri, comportamenti devianti, dipendenze da sostanze.

La possibilità di riconoscere il disagio e la motivazione ad affrontarlo sono elementi fondamentali per l’inizio di una psicoterapia. Nel rapporto con lo psicoterapeuta diventerà importante il lavoro comune alla ricerca del significato degli stati emotivi che colgono il soggetto sia nella sua vita quotidiana sia nel corso della terapia e negli eventi che accadono nella relazione con il terapeuta.

Tali elementi sono una fonte ricchissima di informazioni per la ricerca del significato di stati emotivi apparentemente inspiegabili e sconosciuti e per ripercorrere in che modo le particolari modalità di gestione delle emozioni si sono sviluppate nella propria storia personale. La possibilità di questo tipo di lavoro può restituire alla persona parti della propria storia individuale e della propria esperienza fino ad allora mai riconosciuti, con la possibilità quindi di un maggior senso di coesione del proprio sé, un miglioramento della propria vita relazionale ed una maggiore fiducia nel tollerare e comprendere i propri stati emotivi in maniera autonoma.

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Dott. Niccolò Lavelli - Centro Clinico SPP Milano età adulta