Malattie croniche: cura con psicoterapia e psicologia

Uno sguardo nel profondo delle malattie cronicheVengono definite malattie croniche quelle patologie che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) presentano le caratteristiche di lunga durata e generalmente una lenta progressione senza un significativo miglioramento clinico.

L’incontro con una malattia cronica rischia di intaccare lo stesso senso di identità della persona che riceve tale diagnosi, e ciò può suscitare profonda angoscia, paura, ansia e depressione.

Oltre alle difficoltà fisiche, la malattia cronica può avere un forte impatto anche sulla vita sociale, lavorativa e sessuale, condizionando inevitabilmente lo stile di vita della persona.
Da qui nasce l’importanza, per sostenere e accogliere l’esperienza della malattia grave, di un intervento psicoterapico.

Psicoterapia: il ruolo dello psicoterapeuta nella cura di una malattia cronica

Accettare di avere una malattia cronica richiede un’elaborazione interna che spesso può essere ostacolata dalla scissione, dal rifiuto o dalla negazione della malattia stessa.
È verosimile che un paziente con una malattia cronica, nelle diverse fasi della diagnosi o della malattia, metta in atto uno o più di questi meccanismi di difesa per “proteggersi” dalla sua nemica interna: la malattia.
I pazienti che non riescono a gestire la malattia ricorrono spesso alla scissione per difendersi dal dolore di una malattia impensabile, indipendentemente dalla loro personalità. La scissione è un meccanismo di difesa inconscio che separa i sentimenti contraddittori: le rappresentazioni buone di sé e degli oggetti sono tenute separate dalle rappresentazioni cattive di sé e degli oggetti. La scissione può essere vista come una modalità per scindere ciò che è minaccioso, la malattia, da ciò che è minacciato, il corpo. Il dolore intollerabile, che il paziente cerca di allontanare, viene così proiettato fuori da sé.
Dopo aver “espulso” la malattia dal proprio corpo, la persona potrebbe, attraverso l’uso del meccanismo di difesa del diniego, adottare un atteggiamento di totale indifferenza nei confronti della malattia, che a quel punto “non esiste più”: Il paziente, ignorando la malattia, tende inconsciamente a colpire il proprio corpo che lo ha tradito.

I meccanismi di difesa, ai quali un paziente può ricorrere, indeboliscono l’Io che quindi rischia di essere influenzato dai contenuti mentali inconsci connessi a un groviglio emozionale che non facilita l’elaborazione interna della malattia. Spesso ciò si concretizza in una difficoltà della persona di riflettere su ciò che gli sta succedendo internamente e sulla possibilità di fare programmi di vita importanti (lavoro, matrimonio, gravidanza, aspettative di vita).

In questo scenario così complesso, il compito dello psicoterapeuta è quello di aiutare il paziente a esprimere il proprio dolore in un modo più funzionale, creando uno spazio condiviso dove sentire e vivere il nuovo sé. Sicuramente la psicoterapia mira a rendere migliore la qualità della vita, riducendo gli stati ansiosi e/o depressivi, favorendo l’accettazione dei cambiamenti (o limitazioni) che la malattia impone al corpo e accogliendo le difficoltà che la persona può riscontrare in ambito lavorativo, relazionale e sessuale.
A ciò, credo che andrebbero aggiunti aspetti più “profondi”: accogliere la sofferenza autentica del paziente, “sentire” ciò che l’altra persona “sente”, identificarsi (consciamente e temporaneamente) con lui o lei per capire cosa provi. Lo psicoterapeuta lavora con il paziente sui significati, aiutando il paziente a comprendere cosa rappresenti la malattia, quali siano i fantasmi che si nascondono dietro quella diagnosi.
Concludendo, accompagnata da un intervento “nel profondo”, la malattia cronica può portare a una trasformazione della personalità che permetta l’integrazione della malattia nella propria identità. Lo psicoterapeuta, non mira solamente a “diminuire l’ansia” o “migliorare la vita sociale del paziente”; come suggerisce Winnicott, lo psicoterapeuta potrà pensare di aver fatto un buon lavoro con il paziente “se metterà il paziente nelle condizioni di poter abbandonare l’invulnerabilità e diventare una persona che soffre”.

Ringrazio Fiamma Satta, autrice del libro “Io e Lei. Confessioni della Sclerosi Multipla” per aver stimolato queste riflessioni.

Per saperne di più sulle altre patologie di cui ci occupiamo al centro clinico SPP di Milano, vi consiglio di leggere i vari approfondimenti presenti nella sezione "Aree di intervento".

 

a cura della Dott.ssa Valentina Carella - Centro Clinico SPP dell'Adulto

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