Maturità emotiva: cos'è e come diventare emotivamente maturi

Siano benedette tutte le emozioni,
siano esse tetre o luminose. (Nathaniel Hawthorne)

Cos'è la maturità emotiva?

Innanzitutto, può essere utile dare una definizione di emozioni. Dal dizionario Devoto&Oli (1995), alla voce 'Emozione' si legge: stato psichico affettivo e momentaneo che consiste nella reazione opposta dall'organismo a percezioni o rappresentazioni che ne turbano l'equilibrio.

Già da queste poche righe possiamo inferire molto delle emozioni:

  • . innanzitutto, che esse sono un fenomeno complesso, prodotto dall'interazione tra una condizione della psiche e la risposta del corpo.
  • . Un secondo punto importante, è che le emozioni turbano un equilibrio, cioè quando un'emozione insorge è come una rivoluzione, grande o piccola, che sconvolge uno status quo al quale siamo abituati; è un cambiamento intenso e repentino, nel bene o nel male, a uno stato di quiete, di stasi o di blocco.
  • . Una terza caratteristica è che l'emozione è momentanea, quindi è un fenomeno che nasce, cresce, si spegne: è quasi impossibile abituarsi o addirittura assuefarsi.

Diventa così più chiaro perché la dimensione emotiva richieda una maturazione, ossia un percorso di acquisizione di abilità, fino a una maturità emotiva, cioè una condizione in cui una persona sappia gestire in maniera sufficientemente buona la duplice natura psico-somatica delle emozioni, il loro effetto trasformativo e la loro incostanza nel tempo.

Come si comporta una persona matura?

Una persona emotivamente matura vive le proprie emozioni in maniera intensa, ma senza esserne dominato o soverchiato. Neppure le controlla in maniera ossessiva, probabilmente il termine più corretto è 'gestire' le emozioni. Nei confronti del proprio vissuto emotivo, una persona matura:

  • . le sa individuare e nominare: è il primo passo per gestire e per non farsi dominare da qualsiasi fenomeno. Più è acuta la nostra capacità di cogliere le emozioni che proviamo e più è ampio il vocabolario per descriverle, minore sarà la sensazione di smarrimento e sconcerto;
  • . non ha paura: di fronte alle emozioni, ne affronta l'aleatorietà e l'imprevedibilità; non si "difende" né misconoscendo la componente emotiva delle esperienze, né evitandone l'ingaggio (ricordiamo che 'e-mozione' indica un muovere fuori, verso l'esterno, è un ponte tra sé e il mondo, il movente primario di una vita che si inserisce tra le vite);
  • . sa starci: ogni fenomeno ha i suoi tempi, così anche le emozioni; la persona emotivamente matura sta nelle proprie emozioni per il tempo adeguato, senza rifuggirle, o anche solo lambirle velocemente, e senza neppure perdersi in esse, crogiolandosi oltre misura;
  • . si sente al sicuro: la sicurezza non implica vivere solo emozioni positive, ma la possibilità di vivere anche quelle negative senza cadere nella disperazione; significa accettare l'imprevedibilità delle emozioni senza angoscia e senza ricorrere a strategie atte a smorzare, o addirittura a non percepire, il lato emotivo delle esperienze.
  • . ne sa gestire la natura complessa: vale a dire che una persona emotivamente matura sa vivere sia gli aspetti psichici sia quelli fisici dell'emozione, in un'esperienza completa, ricca e integrata; non ne esacerba la natura psichica, trasformandola in un'esperienza estetica o intellettuale, e neppure ne amplifica l'aspetto organico, precipitando nel corpo le emozioni sotto forma di sintomi somatici.
  • . sa relativizzare: eventi, e vissuti emotivi associati, sembrano sempre sostanziali, perché riempiono il momento presente del soggetto; ma non è possibile che tutto sia sempre fondamentale e la persona emotivamente matura sa coglierne il carattere relativo, così da modularne anche l'impatto emotivo; 
  • . farne tesoro: si dice che i drammi e le tragedie sanno offrire preziose lezioni di vita; innanzitutto, anche le esperienze emotive positive possono insegnare a una persona e plasmarla. Ciò che conta è avere sviluppato gli strumenti emotivi per valorizzare le esperienze disperanti e di tristezza, di placido benessere e di gioia profonda, per trarne sempre una lezione e un motivo di crescita;
  • . può scegliere di stare solo o in compagnia: quando le emozioni sono fattori critici, talvolta il ritiro sociale è una strategia obbligata per limitare le stimolazioni; in altri casi, la ricerca spasmodica di compagnia è un modo per evitare di soffermarsi sulle emozioni. Una persona matura non è vittima di una costrinzione piuttosto che di un'altra, ma vive la libertà di sperimentare ora le emozioni solitarie, ora quelle collettive.

Come diventare emotivamente maturi?

Come tutte le maturazioni, anche quella emotiva è un processo che richiede tempo, pazienza ed esperienze. Richiede anche supporto da parte delle figure genitoriali, o dei caregivers: agli inizi, è necessario che i vissuti emotivi del bambino siano condivisi da adulti con un apparato psichico ben formato ed efficiente, capace di riconoscere le emozioni vissute dal piccolo, farle proprie, elaborarle e restituirle al bambino in forme più gestibili dal suo apparato ancora parziale. Questo tipo di supporto fa sì che le emozioni non vengano vissute come fenomeni deflagranti e pericolosi: la gioia non si deteriorerà in un'agitazione eccessiva e fastidiosa, ma sarà un'esperienza positiva; la rabbia non verrà temuta come un'energia distruttiva, ma come una reazione lecita e contenibile.

In questo modo diventa possibile stare nelle emozioni, viverle come esperienze belle o anche sofferte, ma mai terribili. Stare nelle emozioni, senza rifuggirle (illusoriamente), instaura un circolo virtuoso, che alimenta una maturità sempre più fine.

Un altro aiuto a diventare emotivamente maturi è imparare a riconoscere i propri vissuti e a dare loro un nome. Sviluppare un vocabolario emotivo consente di descrivere le sfumature del proprio sentire e di guadagnare una maggiore sensazione di essere soggetto, e non oggetto, delle emozioni provate.

Come capire se si è emotivamente maturi?

Il primo segnale è sentire il coraggio e la capacità di affrontare le proprie emozioni, senza rifuggirle, senza averne terrore, senza rimanerne bloccati e senza rimanere troppo in superficie, in un'esperienza annacquata.

Un secondo segnale di maturità emotiva è permettersi uno spettro emotivo ampio: ciò significa non polarizzarsi solo su emozioni negative o solo positive; e riuscire a vivere sfumature diverse dello stesso stato emotivo.

Una terza caratteristica è esperire un senso di coerenza esistenziale, ossia la capacità di provare emozioni diverse in situazioni diverse e di provare emozioni in linea con la situazione in cui scaturiscono: per esempio, ridere a un funerale o arrabbiarsi per un complimento sono stonature che rivelano che qualcosa non va.

Un quarto aspetto su cui riflettere per valutare di essere emotivamente maturi è la relativa autonomia del proprio vissuto: la maturità implica una capacità di orientarsi da soli all'interno di uno scenario, come quello del proprio sentire; tuttavia, questa autonomia non dev'essere eccesiva, non deve rinchiudere in una torre d'avorio. Una buona maturità emotiva richiede anche la capacità di esprimere le emozioni e di usarle come ponte tra sé e il mondo.

Cosa significa essere maturi secondo la psicologia?

Significa tollerare variazioni del proprio stato di equilibrio, anzi addirittura accettare le variazioni quali parti del nostro stato naturale, mentre l'equilibrio immobile è una condizione artefatta, la fissità è patologica. 

Inoltre, significa accrescere il proprio universo emotivo, affinare l'esperienza col mondo. Fin dagli anni '50, lo psicologo Paul Ekman individuò alcune emozioni di base: gioia, tristezza, rabbia, sorpresa, paura, disgusto. Esse sono risultate essere emozioni universali, cioè comuni ai vari popoli e alle varie culture del mondo, e sono anche emozioni primarie, cioè le prime a comparire nel repertorio dei bambini. Essere maturi psicologicamente significa espandere questo repertorio, sfumare la realtà emotiva: per esempio, la tristezza non è disperazione, non è neppure nostalgia, né malinconia, né sconforto e neppure infelicità; in modo analogo, la rabbia non è odio, né livore, né rancore o invidia; ed essere sorpresi non significa esattamente essere meravigliati, basiti, stupiti, rimanere sconcertati o sbalorditi. E così via, anche per le altre emozioni.

Sono tutti sinonimi, ma non c'è completa sovrapposizione tra loro; perciò, indicano esperienze umane un po' diverse: la maturità emotiva implica un accesso consapevole a tutti questi vissuti, simili ma non identici.

Una terapia psicoanalitica mira ad accrescere consapevolezza del proprio mondo emotivo e a fornire strumenti efficaci ed equilibrati per gestire le emozioni; aiuta a sostituire meccanismi di difesa primitivi e poco efficaci con difese più mature e integranti, che non silenziano le emozioni, ma le rendono intensificatori di esperienze.

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Dr. Emanuele Visocchi - Centro Clinico SPP Milano età adulta